Lunedì 12 ottobre alle 19.25 andrà in onda su TV2000 (canale 23 del digitale terrestre) la prima puntata del programma settimanale “Buongiorno Professore” condotto da Andrea Monda, docente di Religione Cattolica (IRC) in un liceo di Roma, saggista e autore di vari libri su Tolkien, Lewis e Chesterton. Per capire meglio di cosa si tratta, abbiamo intervistato il Prof. Monda.
Professore, quale format è stato scelto per questo programma?
Nel primissimo pomeriggio, subito dopo il termine delle lezioni della mattina, in una classe del liceo Albertelli (dove insegno religione da diversi anni), rimarranno alcuni studenti con me per “rifare” insieme una lezione, questa volta però filmati dalle discrete telecamere di TV2000. Partendo dai primi di ottobre e finendo a maggio, il programma seguirà un intero anno scolastico, con i ritmi, le pause, i picchi e i programmi propri di un normalissimo anno scolastico (così ad esempio non ci saranno lezioni a Natale e a Pasqua).
È la prima volta che la tv si occupa in questo modo dell’Ora di Religione. Cosa significa ciò a livello culturale e mediatico?
È una novità in effetti. Lo prendo come un segnale positivo, innanzitutto di un rinnovato interesse da parte dei vescovi italiani. Forse si è acquisita una nuova consapevolezza. Nei fatti un prof di religione incontra ogni settimana tra i 400 e i 500 bambini o ragazzi, nel mio caso io incontro circa 500 adolescenti a cui mi è chiesto di parlare loro di Dio, del senso religioso e dell’avventura del cristianesimo. Quale parroco oggi può vantare simili numeri? È un punto privilegiato di osservazione (e di azione) quello del prof di religione, non può essere trascurato: davanti a me ogni anno sfila l’Italia del futuro, io vedo il nostro paese con 5-10 anni di anticipo. Non è poco.
Qual è il segreto per una buona riuscita dell’Ora di Religione?
Da una parte il segreto è lo stesso che vale anche per le altre materie: la competenza e la passione del professore. Si deve essere bravi nella materia, ma anche bravi a comunicare. E non si comunica solo con l’arte oratoria, ma con la vita. Qui forse la religione segna un po’ una differenza con le altre materie. Io se non sono motivato non riesco a motivare i miei alunni, se non ho passione per quello che insegno non appassiono nessuno, e forse qui si tratta anche di crederci. Se manca quella trasparenza della vita, quella coerenza tra ciò che si dice e ciò che si è, tutto crolla. I ragazzi, anche quelli meno capaci a scuola, hanno un fiuto raffinatissimo per cogliere subito se un professore è motivato, appassionato o se è uno che sta lì a scaldare la sedia, attenendosi al mansionario per intascare lo stipendio a fine mese. Il prof burocrate è diffuso ma è anche un evidente e fastidioso controsenso.
Qual è il maggiore contributo che l’IRC offre nella scuola italiana?
La libertà. È l’unica ora facoltativa. Da questo punto di vista è l’unica affidata totalmente alla bravura del professore. La matematica è quella cosa lì e la devi studiare così come è, anche se sei al classico e non ti piace.. è obbligatoria. L’ora di religione, quando tra il prof e l’alunno può nascere un vero rapporto educativo (perché non c’è il terrore dell’interrogazione, del voto, della media…), è il momento in cui gli alunni si aprono, si sciolgono, affrontano temi che toccano da vicino i nodi della loro esistenza di adolescenti, molto agitata dunque. Il cristianesimo è poi la religione della libertà, perché il volto di Dio è il volto dell’amore: liberamente dato e liberamente accolto, o rifiutato. A fianco di questa libertà, è fin troppo ovvio che l’IRC permette di “leggere” il passato e il presente con una profondità e precisione che non si trovano nelle altre discipline. Pensiamo soltanto alla storia dell’arte, alla poesia, alla letteratura.. Il cristianesimo è la chiave di lettura del mondo occidentale, è il “grande codice” come diceva Northrop Frye.