Senza istruzione corriamo il rischio di prendere sul serio le persone istruite. G.K.C.

ROMA – Si è svolta giovedì 4 dicembre presso la prestigiosa sede del “La Civiltà Cattolica” la presentazione del volume “Nel cuore di ogni padre” che raccoglie gli scritti dell’allora padre Bergoglio. Il libro, edito da Rizzoli, contiene un’introduzione di Antonio Spadaro, Direttore della celebre rivista dei gesuiti.

Lo stesso Spadaro ha introdotto l’incontro ricordando come 13 marzo 2013, dopo l’elezione di Bergoglio, non ebbe il tempo di andare a vedere quali volumi di padre Bergoglio fossero presenti nella biblioteca de “La Civiltà Cattolica”. A ciò l’indomani rimediò padre Domenico Ronchitelli, caporedattore della rivista, che portò a padre Spadaro il volume “Meditaciones para religiosos”, la versione originale del libro che ora viene proposto in lingua italiana.

Padre Spadaro ha evidenziato come questo sia l’unico volume, scritto da Bergoglio, citato durante l’intervista che il Papa ha concesso al direttore de “La Civiltà Cattolica”. Il Papa ne ha parlato anche durante l’incontro con i membri del collegio degli scrittori de “La Civiltà Cattolica”. Questo ci fa capire quanto questo scritto stia a cuore al Papa.

Il volume raccoglie una serie di saggi scritti da padre Bergoglio fra il 1976 e il 1982, quando si trovava alla guida della provincia dei gesuiti dell’Argentina e aveva una quarantina di anni. Il futuro pontefice delinea in questi suoi scritti la figura del gesuita che dovrebbe essere una persona dal pensiero incompleto, aperto, che riesca a cogliere, a partire dal frammento, un orizzonte più ampio o, come scrive lo stesso Bergoglio, a “percorrere cortili scorgendo praterie”.

Nelle parole di Bergoglio si può notare come non ci sia nessuna contrapposizione fra dottrina e prassi. Per Bergoglio la chiesa non può essere concepita né come “una bottega di restauro”, né come “un laboratorio di utopia”.

Ha preso poi la parola padre Marco Tasca, generale dei Frati Minori Conventuali che ha individuato quattro parole chiave per leggere il libro. La prima è “cuore”, il centro biologico della vita che in modo dinamico pulsa sangue dal centro alle periferie del corpo. Ma il cuore, nella spiritualità cristiana, è anche sede del sentimento, della coscienza, della volontà ed è sintesi di tutta la persona, perché è il luogo dove si sperimenta la presenza di Gesù. Tuttavia non si tratta di una “comfort zone” poiché, ad esempio, nel libro compare per 70 volte la parola “lotta”. È dal cuore che si dipana il coraggio dell’annuncio e allo stesso tempo la pazienza apostolica che rendono i cristiani non gli estirpatori della zizzania, ma seminatori del grano.

Padre Tasca si è poi soffermato sulla figura del padre che costituisce la cifra del pontificato in quanto il padre armonizza, mette insieme, compone il vecchio e il nuovo. Ma è anche colui che dispensa misericordia. Questa parola, e relativi sinonimi, abbondano nel libro ed è particolarmente significativo che, fra i tanti episodi, padre Bergoglio citi solo quello della vita di San Francesco nel quale il Poverello di Assisi incontra la misericordia di Dio Padre, donando misericordia al lebbroso.

La riflessione di padre Tasca si è poi concentrata sul tema delle radici. Per Bergoglio, riesce a elevarsi solo chi ha radici, solo chi è attaccato a ciò che ci fonda. Questo atteggiamento genera un senso di “appartenenza” e si è qualcuno solo nella misura in cui sia appartiene. Per essere gesuiti è necessario appartenere a un corpo, a una storia. Senza questa appartenenza all’ordine, si corre il rischio di diventare “franchi tiratori” o, al contrario, “pensionati”.

Infine padre Tasca ha sottolineato l’importanza della dimensione spirituale nel pensiero di Bergoglio, un spiritualità che significa ricerca costante del volto di Cristo. A tal proposito, padre Tasca ha citato un’espressione del Card. Maradiaga, secondo il quale, “quando stai con Bergoglio, sembra che conosca Dio Padre personalmente”.

Lucio Caracciolo, direttore della rivista di geopolitica Limes, ha riflettuto sulla leadership di Papa Francesco, tutta centrata sulla sua visione ecclesiologica caratterizzata dalla missionarietà, da una visione non clericale e non autoreferenziale.

Mauro Magatti, sociologo e docente presso l’università del Sacro Cuore, ha legato il successo di Papa Francesco al fatto che egli risponde a interrogativi moderni come quelli sul rapporto fra libertà ed autorità, affermandosi come un leader che guida senza opprimere.

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