Senza istruzione corriamo il rischio di prendere sul serio le persone istruite. G.K.C.

ROMA – Al termine della presentazione del libro “Symbolum. Percorsi e approfondimenti sul Catechismo della Chiesa Cattolica” edito dalla Libreria Editrice Vaticana, abbiamo incontrato l’autrice, la Professoressa Maria Rosa Poggio, alla quale abbiamo rivolto qualche domanda.

Come è nata l’idea di questo libro? È stata un’iniziativa personale o è nata all’interno di una esperienza ecclesiale oppure è stata la chiesa a richiederle la compilazione di questo testo?

Mi è stata richiesta, vista la mia esperienza nel campo dell’insegnamento e  vista l’esigenza di rendere  fruibile il Catechismo della Chiesa Cattolica. È stato chiesto uno strumento che potesse essere ponte tra quell’immenso patrimonio che è il catechismo, ma che alle volte risulta essere un pochino complesso, anche nella consultazione, e i fedeli.  Mi è stato chiesto di poter rendere i contenti del Catechismo più fruibili attraverso dei percorsi di lettura, ma anche attraverso la spiegazione di alcune domande e alcune parole specifiche, che magari provengono dalla teologia e quindi possono risultare di più difficile comprensione.  Ho cercato di facilitare il tutto anche con delle domande che io ho chiamato “le domande più frequenti” che  sono quelle che il catechista  si sente sempre rivolgere. Inoltre è stato mio intento di rendere accessibile il Catechismo da un punto di vista pratico per gli insegnanti , per i catechisti, man anche per  le singola persone che si vogliono avvicinarsi al Catechismo. Questo mio lavoro comunque non vuole essere una sostituzione, ma, come ho già detto, un percorso di lettura di quel Catechismo ,quindi credo che chi leggerà il mio libro sentirà poi il bisogno di andare alla fonte.

A quale tipo di persone si rivolge in particolare il testo da lei scritto ?

Il testo è stato studiato per gli adulti, ma ho cercato sempre di tenere un linguaggio tale da poter intercettare un ampio pubblico, un linguaggio che potesse essere comprensibile anche da ragazzi di 14-15 anni.

Sfogliando il libro si nota una predilezione per l arte antica. Secondo lei, le espressioni artistiche del passato sono più idonee per la nuova evangelizzazione rispetto a quelle più moderne?

No. Penso che tutta l’arte sia ugualmente utilizzabile. Naturalmente credo anche che l’arte moderna alle volte sia molto difficile da leggere, perché necessita di una preparazione molto particolare e bisogna essere ben certi del significato che l’autore ha voluto attribuire alla sua opera.  Mentre è più semplice avere una preparazione nell’arte antica, o perché l’abbiamo vista già, o perché spesso  la persona ha già un occhio esercitato, per cui alcuni documenti  artistici del passato sono più facilmente accessibili per la definizione dell’immagine e per la loro semplicità rispetto all’arte moderna.  Non dobbiamo dimenticare che l’arte antica è un immenso patrimonio  e che abbiamo avuto l’intera bibbia raccontata dalle cattedrali. Certamente, l’arte moderna è importante, ma c’è tutto un bagaglio di espressioni artistiche precedenti  che non può essere buttato alle ortiche!

La via della bellezza è stata un tema caro a Papa Benedetto. Pensa che anche Papa Francesco batterà questa via o troverà altri modi per la nuova evangelizzazione?

Dipende dal significato che noi diamo alla parola bellezza.  Se intendiamo esclusivamente l’arte nella sua espressione umana come la musica, la pittura,  la scultura ecc. allora forse Papa Francesco cercherà un’altra strada. Ma questo non significa che abbandonerà la bellezza,  perché possiamo trovare la bellezza anche nel creato o in chi ha bisogno, una bellezza che il mondo non valorizza, ma che la fede ci invita a scorgere.

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