Secondo il pensiero comune la scienza e la fede si oppongono a vicenda. All’apparenza uno scienziato non potrebbe essere credente. Abbiamo sentito su questo argomento il parere di Francesco Agnoli autore del libro “Scienziati, dunque credenti” edito da Cantagalli
Francesco, nel tuo libro parti da un dato: la scienza è nata nell’Europa cristiana e in modo particolare in Italia. Ci puoi spiegare come mai proprio il nostro continente è stato il grembo fecondo per lo sviluppo della scienza?
Sarò breve: perché nascesse la scienza occorreva che la credenza in un Dio creatore sostituisse il politeismo pagano, che porta sempre alla magia e all’astrologia. Occorreva che vi fosse una chiara distinzione tra l’uomo e la natura, e che l’uomo, come è chiaro dal Genesi, fosse riconosciuto e si riconoscesse come “re del creato”. Inoltre bisognava che fosse affermata la bontà del creato tutto, compresa la materia (bontà molto chiara nella visione biblica, ma per esempio assente nelle visioni gnostiche ed orientali). Ancora: occorreva che il Dio adorato fosse un Dio Ragione, Logos, creatore quindi di un mondo intelleggibile, ordinato, e non di una realtà assurda, incomprensibile, impenetrabile
Quali sono stati gli scienziati cristiani più importanti e in quali ambiti della scienza si sono maggiormente distinti?
Direi che sino all’Ottocento, tutti gli scienziati, non uno escluso, sono cristiani. Anche i famosi ateologi alla Dawkins ammettono che era un cattolico sincero anche Galilei. Cristiani erano Keplero e Newton (protestanti), Galvani, Volta e Pasteur (cattolici)….Cattolici, per arrivare all’oggi, sono, per stare al nostro paese, l’ultimo premio Nobel italiano per la fisica, Carlo Rubbia, e l’unica medaglia Fields italiana per la matematica, Enrico Bombieri… Quanto agli ecclesiastici: Niccolò Stenone, padre della geologia e della cristallografia, si fece sacerdote e vescovo; Benedetto Castelli, forse il più intimo amico di Galilei, padre dell’idraulica, era un monaco benedettino; Lazzaro Spallanzani, il padre della biologia, era un sacerdote; Gerolamo Saccheri, padre delle geometrie non euclidee, era un gesuita; padre Francesco Lana de Terzi, padre dell’aeronautica, era un gesuita; Gregor Mendel, padre della genetica, era un monaco; padre Secchi, uno dei padri dell’astrofisica, era anch’egli gesuita… padre Andrea Bina, inventore del primo sismografo moderno, era un monaco, mentre Giuseppe Mercalli, cui dobbiamo la famosa “scala Mercalli” era un sacerdote diocesano… Persino nel campo delle invenzioni più moderne gli ecclesiastici sono super rappresentati: l’abate Chappe è l’inventore del primo telegrafo; il monaco Cassinelli, del primo fax (detto pantelegrafo); il padre scolopio Eugenio Barsanti dell’Addolorata del motore a scoppio…. Potrei davvero continuare a lungo…
Secondo l’opinione comune la teoria eliocentrica e quella del Big Bang sono state o sono in contrasto con la fede cattolica, ma le cose non stanno così, vero? Sono sciocchezze, senza fondamento. Copernico era un laureato in diritto canonico, ed un ecclesiastico. Il suo capolavoro, De revolutionibus orbium coelestium, era dedicato al papa Paolo III (del resto i più celebri osservatori astronomici italiani sono nati da uomini di Chiesa, o con il contributo della Chiesa, a partire da quello più antico, quello di Bologna, nello stato pontificio); quanto al big bang, fu teorizzato dal sacerdote gesuita belga, Georges Eduard Lemaitre… a lungo osteggiato proprio perché la teoria del big bang sembrava ad alcuni troppo biblica (nel mio libro dedico ampio spazio a questo tema)
Come è nato l’equivoco sul rapporto fede-scienza?
E’ nato molto avanti, a partire da alcuni illuministi materialisti settecenteschi; è poi stato rinverdito dal positivismo (Lombroso, teorie del cosiddetto “razzismo scientifico”, antropometria…) e soprattutto dalle ideologie del Novecento: sia Mussolini (soprattutto in gioventù), che Hitler, che Lenin e Stalin, erano fermamente convinti di rappresentare la modernità, contro la Chiesa oscurantista e nemica della scienza. Del resto sia il marxismo che il nazismo si consideravano dottrine “scientifiche” (mentre erano solo riduzionismi, in quanto il primo riduceva tutto a materia; il secondo tutto al sangue ed al suolo, quindi, ancora, alla materia…). L’unico scienziato ucciso dalle nostre parti, fu Lavoisier, dai laicissimi giacobini; il paese in cui invece la persecuzione agli scienziati fu sistematica, fu la Russia: tutti coloro che si rifacevano a Mendel in biologia e a Lemaitre, in astronomia, venivano osteggiati, privati delle cattedere, e talora uccisi…