Senza istruzione corriamo il rischio di prendere sul serio le persone istruite. G.K.C.

Ammiriamo ora la “Disputa del Sacramento”. Mentre la “Scuola di Atene” rappresenta il Vero Razionale, cioè la verità che l’uomo può cogliere a partire da se stesso, la “Disputa del Sacramento” rappresenta il Vero Rivelato, cioè la verità che l’uomo può cogliere a partire da Dio che si fa conoscere alla sua creatura. Il dipinto è impostato su un asse verticale ( Dio Padre , Cristo, lo Spirito Santo e il Santissimo Sacramento) e su tre assi che si dipanano dal Padre Eterno, dal Figlio e dall’Ostia consacrata.Partiamo dall’alto. Il Padre Eterno ha in testa un nimbo quadrato, ha la barba lunga e folta, indossa una tunica verde e celeste. Con la mano destra benedice, mentre nella sinistra tiene in mano un globo, simbolo della sua onnipotenza. Egli domina tutta la scena dall’empireo insieme a degli angeli sospesi fra le nuvole.

Sotto il Padre Eterno, il Figlio Gesù, assiso su un trono di nubi condiviso con sua Madre alla sinistra e San Giovanni Battista alla destra, ci mostra le ferite della Passione. Indossa una veste bianca, simbolo di Resurrezione. Alla sua gloria partecipano numerosi santi. A partire da sinistra riconosciamo Pietro, vestito con i colori giallo e blu caratteristici della famiglia Della Rovere, che tiene in mano le chiavi del Paradiso, Adamo, seminudo, con le gambe accavallate, Giovanni Evangelista, vestito di rosso e di verde, mentre scrive il suo Vangelo, il Re Davide con una cetra in mano e  il Diacono Lorenzo. Dall’altra parte riconosciamo invece il diacono Stefano con la dalmatica e la palma del martirio, Mosè col volto raggiante che mostra le tavole della Legge, l’Evangelista Matteo, Abramo col coltello del sacrificio in mano e Paolo con la spada e le sue lettere nella mano sinistra.

Sotto al Cristo, notiamo, avvolto in un clipeo di luce, la colomba, simbolo dello Spirito Santo. Alla sua destra e alla sua sinistra degli angeli portano in gloria i quattro Vangeli.

Fin qui Raffaello ha rappresentato la Chiesa Trionfante del Paradiso. Tutti i soggetti rappresentati hanno uno sguardo sereno perché contemplano direttamente la gloria di Dio. Più animata invece la parte bassa del dipinto dove numerosi ecclesiastici, rappresentati della Chiesa Militante, si interrogano sul Mistero Eucaristico. Il centro della scena è dominato dall’Ostia contenuta in un ostensorio adagiato su un altare con dei fregi gialli su sfondo blu. I due personaggi più vicini all’altare, posti specularmente a Platone e ad Aristotele che si trovano nel dipinto di fronte, imitano i due filosofi greci: uno indica l’Ostia mentre l’altro indica il cielo come a dire che l’Eucaristia ha allo stesso tempo un aspetto materiale terreno e uno spirituale celeste. Forse mai il mistero eucaristico è stato meglio rappresentato nell’arte!

Sulla sinistra scorgiamo un personaggio con le sembianze del Bramante, appoggiato su una balaustra, mentre sta invitando il personaggio vestito di giallo e di blu, Francesco Maria Della Rovere ( lo stesso che abbiamo notato nella Scuola di Atene) a leggere su un libro. Il Della Rovere sembra che risponda quasi infastidito al Bramante, indicandogli come via maestra quella della contemplazione e dell’adorazione.

Fra i numerosi personaggi riusciamo anche a notare tre pontefici, cinque vescovi fra i quali Ambrogio ed Agostino, San Tommaso d’Aquino vestito da domenicano e San Bonaventura in abito cardinalizio e persino Dante Alighieri, considerato al tempo non solo poeta ma anche teologo.

L’ultimo dipinto che ammiriamo, il Parnaso, rappresenta la categoria platonica del Bello. Secondo la mitologia greca, su questo monte dimoravano le muse. Al centro del dipinto vediamo il dio Apollo mentre suona la lira da braccio. Gli stanno vicino le nove muse, riconoscibili dai caratteristici attributi. Attorno a questo nucleo ci sono alcuni dei più importanti poeti dell’umanità: il cieco Omero e alle sue spalle Virgilio che mostra a Dante Alighieri la Musa della Commedia

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