Archivi del mese: gennaio 2015
Nel video che proponiamo, Don Gianluca Busi presenta al pubblico la mostra Tradizione dello splendore. Icone italiane contemporanee dedicata alle opere d’arte realizzate da 16 iconografi italiani contemporanei che possono essere ammirate presso il museo Magi di Pieve di Cento (Bo) fino al 1 marzo 2015.
L’arte iconografica si sta sempre più affermando nel nostro paese. Per rendersene conto basta citare alcuni dati. Una quarantina di iconografi si dedicano a tempo pieno alla scrittura di icone, mentre un altro centinaio lo fa svolgendo anche altre attività lavorative. Ogni anno si tengono più di 100 corsi di iconografia nei quali sono coinvolti mediamente otto allievi. Ciò significa che si producono in Italia dalle dieci alle quindicimila icone.
Nel video Don Gianluca spiega come gli iconografi contemporanei si rifanno a “4 filoni” iconografici: c’è chi è legato alla tradizione rappresentativa della “Chiesa indivisa” (Fabio Nones, Paolo Orlando, Paola Zuddas), chi invece è più vicino all’iconografia italiana altomedioevale (Giovanni Raffa e Laura Renzi, Fabrizio Diomedi, Giuseppe Bottione), chi ancora si ispira alle icone romane (Ivan Polverari) e infine chi impronta la sua produzione sul modello della Scuola di Mosca (Giovanni Mezzalira, Giancarlo Pellegrini, Antonio de Benedictis, Luisanna Garau e lo stesso Don Gianluca Busi).
Diciamo che tutto è partito da esigenze pratiche, ma queste mi hanno aperto la strada ad una riflessione più approfondita che mi ha portato a parlare di una “necessaria didattica per immagini” quando si parla di religione.
Infatti, se si va a scavare a fondo, si noterà come il legame fra parola e immagine è un elemento costitutivo del cristianesimo. Basta pensare a due passi biblici. Il primo tratto dal prologo del Vangelo di Giovanni, l’altro dalla lettera di Paolo ai Colossesi.
San Giovanni scrive “Il Verbo si è fatto carne” (Gv 1,14). Con queste parole l’evangelista esprime il cuore della fede cristiana, secondo la quale l’infinito si è fatto conoscere nel limite della condizione umana, ciò che per sua natura è incontenibile ha preso una forma, ciò che non era visibile ha accettato di farsi vedere ai nostri occhi.
Che dire poi di quanto affermato da Paolo nella lettera ai Colossesi? L’apostolo delle genti scrive infatti che Cristo “è l’immagine del Dio invisibile” (Col 1,15).
Se il binomio parola-immagine è un elemento fondamentale nella rivelazione cristiana, esso non può essere trascurato in tutte quelle attività come la catechesi o l’irc, che, a diverso titolo, si adoperano a fare conoscere questa rivelazione.
Immergendosi nell’universo dell’arte sacra, si può avere quasi l’impressione che il fine della religione sia quello di promuovere le belle arti. Ovviamente le cose non stanno così, in quanto il compito della religione è quello di far entrare l’uomo in comunione con Dio, però è come se la religione, in preda ad un eccesso di bene, traboccasse e producesse frutti anche in campi che non sono totalmente suoi.
Credo che se volessimo sintetizzare quello che abbiamo detto con un’opera d’arte, non potremmo che scegliere il San Luca di El Greco. L’evangelista, vestito di verde, regge con una mano il libro dei vangeli, aperto verso di noi, sul quale possiamo vedere una pagina scritta a sinistra e una dipinta a destra. Il santo, con la mano destra, ci porge una penna, quasi invitandoci a continuare l’opera di scrittura del Vangelo. Sì, perché l’arte, tanto quanto la scrittura, ci interroga e ci provoca sul senso della nostra esistenza.
Don Gianluca Busi, iconografo e membro della commissione di arte sacra della Diocesi di Bologna, spiega in questo video la simbologia dei magi nel corso dei secoli. Scopriamo così che la più antica raffigurazione dei magi la troviamo nelle Catacombe di Priscilla a Roma.
Don Gianluca illustra come l’immagine dei magi venga riproposta più volte nell’arte funeraria, come ad esempio nell’epitaffio di Severo o nel sarcofago di IV secolo esposto al Museo Ambrosiano. Il sacerdote infatti spiega che c’é un forte parallelismo fra il defunto che offre la propria anima a Cristo e i magi che portano i propri doni a Gesù Bambino.
Ma troviamo il tema dei magi rappresentato anche sugli altari, in un contesto eucaristico, come quello dell’altare del Duca di Ratchis, conservato nel Museo Cristiano di Cividale del Friuli. In questo caso, secondo don Gianluca, come i magi donano l’oro, l’incenso e la mirra ricevendo a loro volta in dono Gesù Bambino dalla Vergine Maria, così, durante la celebrazione eucaristica, offriamo il pane e il vino per avere in cambio Cristo col suo corpo e col Suo Sangue.
Troviamo ancora i magi che guidano una processione di vergini nei mosaici della chiesa di San’Apollinare Nuovo Ravenna risalente al VI secolo: come i magi offrono i propri doni, così le vergini offrono tutta la propria vita a Cristo.
L’affascinante viaggio alla scoperta delle più belle raffigurazioni dei magi termina con la spiegazione dell’icona della natività di Andrej Rublev. Don Gianluca fa notare come i magi siano osservati con invidia dagli angeli, sia perché l’uomo, con la sua natura umana, sperimenta il dramma della libertà, sia perché essi vedono il Verbo di Dio che si fa uomo e non angelo.