Senza istruzione corriamo il rischio di prendere sul serio le persone istruite. G.K.C.

Nicola Rosetti

Scarica, stampa e incolla la fotocopia sulla domenica di Pasqua

Gira la pagina dove hai svolto la lezione “L’IRC e le altre materie”. Ti troverai così su due facciate bianche. Incolla la scheda sulla facciata alla tua sinistra come indicato in foto. Se hai qualche dubbio non incollare la scheda e aspetta le indicazioni dell’insegnante in classe.

LE FOTOCOPIE NON VANNO MAI RITAGLIATE

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Scarica, stampa e incolla su due facciate aperte le fotocopie su Roma sotto la dominazione francese: i pontificati di Pio VI e Pio VII

La Carmagola

La signora Veto aveva promesso
di far sgozzare tutta Parigi
Ma gli è andata male
grazie ai nostri cannonieri

Ritornello:
Balliamo la Carmagnola
evviva il suon del cannon!

Eccome se andrà avanti,
gli aristocratici alla lanterna
Eccome se andrà avanti,
gli aristocratici, li impiccheremo

Il signor Veto aveva promesso
d’esser fedele al suo paese
ma ha tradito
non lasciamogli scampo

Ritornello

Antonietta aveva deciso
di metterci col cxxo per terra
ma ha fatto cilecca
non lasciamole scampo.

Ritornello

Amici restiamo uniti
non temiamo i nostri nemici
se ci vengono ad attaccare
li faremo saltare per aria

Ritornello

Si’, ci ricorderemo sempre
dei sanculotti dei sobborghi
Beviamo alla loro salute
viva questi grandi buontemponi

Ritornello

Il Canto dei Sanfedisti

Al suono della Grancassa
evviva il Popolo Basso;
al suono del Tamburello
sono insorti i poverelli;
al suono della campana
viva, viva i Popolani;
al suono del violino
morte ai giacobini

Ritornello:
Suona, suona, suona la Carmagnola
Suona l’adunata
Viva il Re e la famiglia

Il tredici giugno, Sant’Antonio glorioso,
ai Signori, questi birbanti,
gli fecero un cXXo così!
Sono arrivati i Francesi
ci hanno messo ancora altre tasse.
“Libertà, Uguaglianza”:
Tu rubi a me,
io rubo a te!

Ritornello

I Francesi sono arrivati,
ci hanno ripulito completamente
“ecco qua, ecco qua”,
un calcio in cXXo alla Libertà!
Al ponte della Maddalena
Donna Luisa è rimasta incinta.
Son venuti tre medici ma
non riescono a farla partorire!

Ritornello

Al molo, finita la guerra,
hanno abbattuto l’albero (della libertà),
hanno preso i Giacobini
e li hanno ridotti come stracci sporchi!
E’ finita l’uguaglianza,
è finita la libertà,
Per voi son dolor di pancia:
signori, andatevene a letto!

Ritornello

Passò il mese Piovoso, (gennaio)
il ventoso, l’iroso; (febbraio e marzo)
e col mese in cui si miete (giugno)
l’hanno presa la fregatura!
Viva Tata Maccarone
che rispetta la religione.
Giacobini gettatevi a mare,
che già vi brucia il didietro!

Pio VII scomunica gli invasori (da “Il Marchese del Grillo”)

L’arresto di Pio VII (da Il Marchese del Grillo)

Questionario

Pio VI e la Rivoluzione Francese (1789-1799)

1) Perché quando un cardinale diventa Papa cambia nome?
2) Come si chiama il periodo in cui uno è Papa?
3) Dove sono collocati gli obelischi Sallustiano, Campense e Quirinale?
4) Dove si trova Palazzo Braschi e perché viene costruito?
5) Cosa significa che in Francia vennero proibiti i voti monastici?
6) Fai un elenco di ordini religiosi che conosci
7) Chi nel Cinquecento iniziò una dura lotta contro contro gli ordini religiosi?
8) La Costituzione Civile del Clero è una legge dello Stato o della Chiesa?
9) In una situazione di normalità chi decide chi deve essere Vescovo e Parroco?
10) Chi sono i preti costituzionali?
11) Chi sono i preti refrattari?
12) Fra i preti costituzionali e quelli refrattari, quali possiamo definire “traditori” e “quali fedeli al Papa”?
13) Perché fu introdotto il Calendario Repubblicano?
14) Quale fenomeno accadde nello Stato Pontificio secondo la documentazione della Diocesi di Roma?
15) Quali gravi conseguenze ci furono nello Stato Pontificio dopo il Trattato di Tolentino?

Pio VI e la Prima Repubblica Romana (1798-1799)

1) Quale fu il fatto che portò all’invasione di Roma da parte dei francesi?
2) Quanti fornici ha oggi la Porta del Popolo e quanti ne aveva quando i francesi entrarono a Roma?
3) Che forma ha oggi Piazza del Popolo e che forma aveva quando entrarono i Francesi a Roma?
4) Chi ha trasformato Piazza del Popolo nel modo in cui la vediamo oggi?
5) Dove fu issato l’albero della libertà?
6) Che forma di governo c’era nello Stato Pontifico prima dell’arrivo dei francesi?
7) Che forma di governo istaurarono i francesi?
8) Nel 1798 i francesi si ispirarono a quale fase della vita della Roma Antica? A quella monarchica, a quella repubblicana o a quella imperiale?
9) Lo Stato Pontificio divenne parte della Francia?
10) Le repubbliche sorelle erano formalmente indipendenti dalla Francia, ma lo erano anche nella sostanza?
11) Dove si trovava Pio VI quando venne arrestato?
12) Cosa venne eretto in Piazza San Pietro?
12) Come venne ribattezzata Piazza di Spagna durante la Repubblica Romana?
13) Perché furono bruciati gli atti dei processi della Santa Inquisizione e il Libro d’Oro?
14) Perché Via dei Burrò si chiama così?
15) Che cos’è la Carmagnola?
16) Chi è la Signora Veto?
17) Perché a livello storico la frase «la Signora Veto aveva promesso di sgozzare tutta Parigi» è contraddittoria?
18) La Carmagnola ha un carattere violento?
19) Che cos’è il canto dei sanfedisti?
20) La sommossa dei sanfedisti contro i giacobini napoletani ha un carattere popolare?
21) Perché i napoletani erano arrabbiati con i francesi?
22) Cosa era l’albero della libertà?
23) Cosa sono Piovoso, Ventoso e Iroso?

Pio VII e il Dipartimento di Roma (1809-1814)

1) In quale città si è tenuto il conclave del 1799?
2) Perché il conclave non si tenne a Roma?
3) Perché Pio VII scelse proprio questo nome?
4) Quando Pio VII fece il suo ingresso a Roma?
5) Cosa si stabilisce con l’Editto di Saint Cloud?
6) Dove venne incoronato Napoleone?
7) Perché Napoleone si incoronò da solo?
8) Una volta divenuto imperatore, Napoleone si ispirò a quale fase della vita della Roma Antica? A quella monarchica, a quella repubblicana o a quella imperiale?
9) Si può dire che in un certo senso la Francia ebbe lo stesso destino di Roma Antica?
10) Per quanto tempo Roma e lo Stato Pontificio divennero un dipartimento della Francia?
11) Quale fu la reazione di Pio VII rispetto all’annessione di Roma alla Francia?
12) Dove si trovava Pio VII quando venne arrestato?
13) Chi arrestò Pio VII?
14) In quale città italiana fu esiliato Pio VII?
15) Quale merito ebbe Camille de Tournon?
16) Quale comunità religiosa non fu sciolta dal decreto del 7 maggio 1810?
17) Quando Pio VII fece il suo ritorno a Roma?
18) Chi si occupò del rientro a Roma delle opere d’arte trasferite in Francia durante le spoliazioni napoleoniche?
19) Dove va a vivere la madre di Napoleone?
20) In quale giorno muore Napoleone?

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Introduzione

Gentili genitori, anche se il testo che segue è piuttosto lungo, vi invito a leggerlo con attenzione, poiché riguarda importanti aspetti dell’ora di Religione Cattolica (IRC) che i vostri figli frequenteranno. L’idea di rivolgermi a voi all’inizio dell’anno scolastico mi è stata suggerita dall’esperienza, poiché vorrei evitare inutili e sterili polemiche che ogni anno puntualmente si ripresentano, che altro non fanno che minare il sereno svolgimento delle attività didattiche e che possono essere risolte se i genitori sono preventivamente informati su cosa è l’IRC e cosa si svolge durante questa ora.

Che cos’è l’IRC e perché studiarla a scuola

Come dice il nome stesso della disciplina, l’IRC è una materia confessionale (cioè impartita secondo gli insegnamenti della Chiesa Cattolica), tuttavia è laico il modo di insegnarla. Cosa significa ciò? Che può frequentare l’IRC qualsiasi alunno, in maniera indipendente dal suo credo religioso. Infatti, il fine dell’IRC non è quello di formare credenti (come avviene con il catechismo), ma di aiutare gli alunni a conoscere la Religione Cattolica, che è parte integrante del patrimonio storico, artistico e culturale dell’Italia e dell’Europa (cfr. Intesa per l’Insegnamento della Religione Cattolica nelle scuole pubbliche del 28 giugno 2012 1.1: «l’Insegnamento della Religione Cattolica è impartito, nel rispetto della libertà di coscienza degli alunni, secondo indicazioni didattiche che devono essere conformi alla dottrina della Chiesa e collocarsi nel quadro delle finalità della scuola»).
La religione cristiana ha plasmato la cultura occidentale che diventa difficilmente comprensibile se si è a digiuno dei più elementari contenuti della Religione Cattolica: è possibile pensare la Divina Commedia di Dante o i Promessi Sposi di Manzoni, il Giudizio Universale di Michelangelo o la Vocazione di San Matteo di Caravaggio fuori dal contesto del Cristianesimo? Evidentemente no! Scopo dell’IRC sarà quello di fornire agli studenti tutti gli opportuni strumenti per comprendere la realtà secondo le categorie proprie della Religione Cattolica. L’IRC sarà costantemente legato a tutte le altre discipline, in maniera tale da svilupparsi armonicamente assieme ad esse. In particolare, si lavorerà in stretto rapporto con i docenti dell’area umanistica (lettere, storia e geografia), di quella scientifica (matematica e scienze) e artistica (arte e musica) al fine di mostrare quali contributi culturali abbia apportato il cristianesimo in ogni singola disciplina.
In modo conforme a quanto stabilito dalla Intesa per l’Insegnamento della Religione Cattolica nelle scuole pubbliche del 28 giugno 2012 4.1, l’IRC «deve essere impartito in conformità alla dottrina della Chiesa da insegnanti riconosciuti idonei dall’autorità ecclesiastica e in possesso di qualificazione professionale adeguata. In tal senso, il sottoscritto, riconosciuto idoneo dalla Diocesi di Roma con decreto Prot SC/2011/18/ROSE, è in possesso della Licenza in Sacra Teologia (5+2 anni di studio universitario) conseguita presso la Pontificia Università Lateranense.

La scelta di avvalersi o meno dell’IRC

La scelta di avvalersi o meno dell’IRC è effettuata all’atto di iscrizione ed è valida per tutto l’anno scolastico: non è possibile richiedere di modificare la scelta in corso d’anno, sia per motivi organizzativi, sia per rispetto del lavoro dell’insegnante che ha avviato un lavoro per ogni singolo alunno. Ogni eventuale cambio rispetto alla scelta di avvalersi o non avvalersi dell’Insegnamento della Religione Cattolica è possibile solo dal 7 al 31 gennaio per l’anno scolastico successivo (cfr. Intesa per l’Insegnamento della Religione Cattolica nelle scuole pubbliche del 28 giugno 2012 2.1b: «la scelta operata su richiesta dell’autorità scolastica all’atto dell’iscrizione ha effetto per l’intero anno scolastico cui si riferisce e per i successivi anni di corso nei casi in cui è prevista l’iscrizione d’ufficio, fermo restando, anche nelle modalità di applicazione, il diritto di scegliere ogni anno se avvalersi o non avvalersi dell’Insegnamento della Religione Cattolica»).
È assolutamente errato parlare di “esonero”: si viene esonerati da una materia impartita in maniera obbligatoria (ad esempio da Scienza Motorie e Sportive per motivi di salute debitamente certificati). Per quanto riguarda l’IRC si parla di “avvalentesi” e “non avvalentesi” in quanto è la famiglia che sceglie, appunto, se avvalersi o meno di tale insegnamento. Una volta scelto di avvalersi, l’IRC diventa una materia curricolare come tutte le altre, con pari dignità educativa e culturale. L’insegnante di Religione Cattolica ha tutti i diritti e i doveri degli altri insegnanti e, essendo parte integrante del Consiglio di Classe, concorre alla fine dell’anno alla promozione o alla non promozione degli alunni che si avvalgono di tale materia.

Rapporti con l’insegnante

La collaborazione dei genitori con l’insegnante è un elemento indispensabile per la buona riuscita delle attività didattiche. Al fine di impostare i rapporti nella forma più corretta possibile, ogni volta che si presenta un dubbio, una perplessità, una richiesta di chiarimento, sarà necessario contattare il sottoscritto per richiedere un colloquio.
Risulta ad esempio del tutto sgradevole e scorretto che, per banali incomprensioni, del tutto risolvibili tramite colloquio, si faccia richiesta di parlare con la preside, la quale, giustamente, per il ruolo che ricopre, non è tenuta a sapere ciò che accade in classe per quanto riguarda la didattica.
Risulta anche poco piacevole che questioni personali vengano trattate su social network come Whatsapp o simili o che, per le stesse, si mandino avanti i rappresentanti di Classe i quali, come dice il nome stesso, rappresentano gli interessi generali della classe e non sono i portavoce dei singoli genitori.
Pertanto, poiché è compito degli insegnanti aiutare gli alunni nella loro crescita e affiancare i genitori nel loro primario diritto educativo, le signorie vostre sono caldamente invitate a istaurare un clima sereno e collaborativo evitando contrapposizioni e proteste che, rivelandosi spesso pretestuose e infondate, si ripercuotono negativamente prima di tutto sugli alunni.

Il materiale che occorre per svolgere l’IRC

Il libro di testo (il cui costo si aggira attorno ai 18 euro) è sostituito dal materiale cartaceo che gli alunni dovranno di volta in volta scaricare, stampare e incollare sul quaderno di Religione Cattolica (un quaderno grande a righe che dovrà essere conservato per tutti e tre gli anni). Chi è in possesso di una stampante potrà stampare il materiale a casa. Chi invece non è provvisto di stampante dovrà recarsi in una fotocopisteria col file da stampare salvato su una chiavetta. Le fotocopie possono essere tranquillamente stampate in bianco e nero. La spesa massima in un anno per questo tipo di lavoro è di 3 euro.
Le fotocopie in formato digitale saranno disponibili sul mio sito internet (www.nicolarosetti.it) e gli alunni saranno avvisati ogni volta attraverso il Registro Elettronico.

Utilizzo del cellulare per finalità didattiche

Per quanto riguarda l’eventuale utilizzo del cellulare in classe per ricerche didattiche è importante ricordare che
– Il cellulare non verrà utilizzato durante tutte le lezioni
– L’uso del cellulare è consentito solo ed esclusivamente su richiesta dell’insegnante
– Il telefono deve essere appoggiato al tavolo, come se si stesse utilizzando un tablet o un pc
– Gli alunni che faranno uso scorretto del cellulare, verranno segnalati sul registro di classe e, se in seguito persisteranno, potranno anche essere sospesi per un giorno dalle lezioni
– Il cellulare dovrà essere tassativamente spento quando richiesto dal docente

IRC e visite didattiche

Ogni anno saranno almeno due le uscite che riguarderanno lezioni svolte in classe. Infatti, in termini generali, ogni uscita sarà preceduta da alcune lezioni introduttive e agli alunni sarà chiesto di essere le guide turistiche di se stessi, alla luce di quanto appreso in classe. Ecco indicativamente i luoghi che visiteremo durante i tre anni:
Prima media: San Clemente e Oratorio di San Silvestro / San Giovanni in Laterano, Battistero Lateranense, Santa Croce in Gerusalemme
Seconda media: Santa Maria Maggiore e Santa Prassede / Santa Maria del Popolo, San Giacomo in Augusta, Palazzo Chigi, Montecitorio, Nome di Gesù, Collegio Romano, Sant’Ignazio, Biblioteca Casanatense, Sant’Ivo alla Sapienza, Palazzo Madama, San Luigi dei Francesi, Sant’Agostino. Durante questa visita vedremo sei opere di Caravaggio esposte al pubblico / visita alla Parrocchia Ortodossa del quartiere
Terza media: Sinagoga e Ghetto / San Pietro / visita alla Moschea del quartiere

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1) All’uscita da casa assicurarsi che le condizioni meteo siano buone. In caso contrario dotarsi di un ombrellino.
2)Poiché l’uscita durerà per tutte le sei ore scolastiche non portare alcun libro, salvo diversa indicazione.
3) Portare 2 biglietti o abbonamento Atac. Una volta timbrato il biglietto piegarlo in due (per non confonderlo col biglietto del ritorno) e tenerlo fino all’uscita della metro in maniera tale da poter dimostrare di aver pagato in un eventuale controllo.
4) Mettere scarpe comode.
5) Portare 2 merende, come nei normali giorni di scuola.
6) Non utilizzare nella maniera più assoluta il cellulare dall’inizio alla fine dell’uscita.
7) Non allontanarsi mai dal gruppo classe e camminare in fila per due, facendo sempre riferimento ai propri insegnanti.
8) Prestare massima attenzione quando si cammina, accelerando il passo quando si attraversa sulle strisce pedonali.
9) In attesa che arrivi la metro stare a debita distanza dai binari.
All’arrivo della metro non mettersi davanti alla porta, ma facilitare prima l’uscita di eventuali passeggeri.
10) In metro è obbligatorio stare seduti. Cedere il posto solo a una persona anziana, a una donna incinta o a un disabile.
11) In metro parlare a bassa voce per non dare fastidio agli altri passeggeri.
12) In metro prestare massima attenzione alle proprie cose di valore come portafoglio e cellulare a causa della possibile presenza di borseggiatori.
13) Appena usciti dai vagoni della metro dirigersi verso il muro e consentire agli insegnanti di verificare la presenza di tutti gli alunni.
14) Non dare confidenza a estranei o a persone intenzionate a vendere gadget.
15) Durante le spiegazioni prestare la massima attenzione e fare le domande solo alla fine.
16) Non chiedere ogni minuto «Quando si arriva?», «Quando si fa merenda?», ecc. ma vivere il momento con serenità e tranquillità: tutte le notizie vi saranno fornite dagli insegnanti.
17) Non prendere nessuna iniziativa personale e evitare ogni atteggiamento che possa essere pericoloso per se stessi e per gli altri, come ad esempio spingere, strattonare, fare lo sgambetto, fare cori da stadio, saltare sulle scale mobili, fare scherzi sciocchi, importunare le altre persone, ecc.
18) Per motivi di sicurezza eseguire immediatamente quanto richiesto dagli insegnanti.
19) Nei luoghi visitati non toccare nulla.
20) Lasciare puliti (non gettare carte a terra) e ordinati (rimettere a posto una sedia se la si è utilizzata) i luoghi in cui si staziona.
21) Portare qualche euro per qualsiasi evenienza.
22) Se un alunno si sente male in metro o in qualsiasi altro luogo, avvisare immediatamente gli insegnanti e lasciare loro il modo di intervenire, non creando capannelli attorno all’interessato.
23) Indossare un abbigliamento adeguato alla visita di musei, biblioteche, palazzi istituzionali o chiese.
24) Ogni comportamento inadeguato sarà immediatamente messo in evidenza con nota disciplinare sul Registro Elettronico.

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SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Giovanni Scifoni ha messo in scena la sua opera Santo Piacere nell’ambito del IXXX Convegno di Fides Vita. Prima dell’esibizione ha rilasciato al nostro giornale un’intervista nella quale ha raccontato se stesso e il suo lavoro, mixando temi alti e leggerezza, come è nel suo stile. Un’intervista lunga, ma da non perdere!

Visto che oggi è la festa di tutti i santi partirei proprio dai tuoi video che hanno come protagonisti i santi. Come è nata l’idea e come si è sviluppata?

Il tutto è nato su suggerimento di Paolo Ruffini, oggi direttore del Dicastero per la Comunicazione del Vaticano e all’epoca direttore di Tv2000. All’inizio era una noia infinita perché a parlare dei santi davanti a un cellulare non è stato facile e infatti non mi si filava nessuno! Poi un giorno ho iniziato a coinvolgere la famiglia, mia moglie e i miei tre figli, e la gente ha iniziato a seguirmi: dunque il problema ero io! Ero poco interessante, mentre era molto più interessante la mia famiglia! Le storie dei santi sono straordinarie, meravigliose e sempre diverse: i cattivi si assomigliano tutti nella storia, i santi invece sono tutti diversi. Queste storie sono un pretesto per parlare di qualcosa che ci riguarda un po’ tutti, infatti il santo ha la caratteristica di illuminare con la propria vita le grandi domande che hanno a che fare con ognuno di noi. Quando scrivo queste clip con mia moglie, nei ritagli di tempo fra una lavastoviglie e un’altra faccenda domestica, ci mettiamo a parlare del santo del giorno, di come possiamo raccontarlo e sempre ci chiediamo qual è nella vita di quel santo l’aspetto che parla a tutti: quello è il nostro punto di partenza!

Nel Santo Piacere tu affronti una questione religiosa come in altri testi teatrali che hai scritto. Perché questi temi fanno presa sulle persone? Quale bisogno vanno a intercettare?

Al centro non è tanto l’argomento religioso: è un po’ il contrario! Io non parlo di religione: sto dentro a un mondo che mi è stato consegnato dai miei genitori, dai tanti sacerdoti che ho incontrato nella mia vita, che mi hanno raccontato storie, mi hanno fatto conoscere la bellezza della Sacra Scrittura, dei Padri della Chiesa. Tutto ciò mi stimola tantissimo e mi suscita un processo creativo molto istintivo e naturale che fa sgorgare in me tante idee. Quando, ad esempio, mi metto a leggere la storia di un Padre della Chiesa mi vengono molte idee che non mi verrebbero leggendo altre storie! Io non parlo di religione, ma utilizzo i temi, le storie e i testi sacri per parlare di cose che hanno a che fare con le questioni esistenziali. Vedo che questo mio lavoro intercetta un bisogno. Una buona parte del mio pubblico è cattolico e dunque si avvicina per identificazione. Poi c’è un pubblico non credente che si avvicina incuriosito. Come anche c’è una fetta di pubblico che si avvicina con sospetto, perché si percepisce in qualche modo che io a queste cose ci credo. Spesso vengono affrontati temi religiosi o sacri, ma è comune vedere nell’artista un certo distacco rispetto a quanto viene trattato. Lo abbiamo visto in grandissimi personaggi come Dario Fo o come Pier Paolo Pasolini, giganti ai quali io non mi accosto e con i quali non voglio fare paragoni, però le persone percepivano un distacco da quello che raccontavano. Invece le persone che vengono a vedere me vedono un’aderenza che crea un cortocircuito strano nello spettatore. Molti sono insospettiti, quasi infastiditi, quasi come se sembrasse strano che un artista possa credere a queste storielle per vecchiette, per chiamarle come Sant’Agostino. Tuttavia questa aderenza suscita una strana sincerità per cui le persone che vengono a teatro vedono qualcosa a cui l’artista crede e questo a volte crea per un’ora mezza – e questa è proprio la magia del teatro – il fatto che in quel momento ci crediamo un po’ tutti. Il bisogno di domande esistenziali è molto presente nel pubblico, come il bisogno di affrontare il destino ultimo dell’uomo, soprattutto nei giovani, che hanno un desiderio incredibile di confrontarsi con questi temi. Su questo versante oggi c’è una scarsa offerta e quindi molti si avvicinano al mio teatro perché sono letteralmente affamati di domande impegnative che cerco di proporre con leggerezza. Questa è un po’ la sfida che mi pongo, quella di raccontare cose pesantissime come la teologia, la patristica con leggerezza.

Quello che fai ti permette di coniugare in maniera esplicita la fede col tuo lavoro. Ci vuoi dire qualcosa di più su questo aspetto?

Una decina di anni fa mi sono reso conto che ero uno a lavoro e uno nella mia vita privata. Ero diverso e diviso e sentivo che per me non andava bene, non mi piaceva e non ero contento di ciò. Ho cercato di capire come mettere me stesso, le cose a me più care nel lavoro ed è avvenuto tutto in maniera naturale e semplice. Mi sono messo a scrivere un primo testo, chiedendomi cosa mi interessasse più di tutto, ed è venuto fuori il mio primo spettacolo sulle ultime sette parole di Cristo e da lì tutti gli altri.

Cosa significa essere credente nel mondo dello spettacolo? La fede può essere un ostacolo in questo mondo?

Inevitabilmente negli ambienti di lavoro c’è una sorta di strano scetticismo e di snobismo da parte della critica teatrale ad esempio che difficilmente si avvicina al mio lavoro perché viene considerato un po’ di nicchia e il fatto che io sia un cattolico praticante può spiazzare. Qualsiasi tipo di coerenza è un problema nel mondo del lavoro. Se tu sei coerente con quello in cui credi, qualunque cosa sia quello in cui credi, ciò costituisce un problema quando si deve scendere a compromessi, perché il lavoro è sempre compromesso. Inevitabilmente non puoi fare tutto o accettare le condizioni che ti vengono date. La famiglia ti può precludere la strada perché gli artisti spesso si sposano col proprio lavoro. Da sempre gli artisti sono stati uomini senza patria, senza famiglia e senza radici, dagli attori girovaghi ai giullari. Avere una famiglia è un’impresa eccezionale per un artista. Ne conosco qualcuno che lo fa come me. Coinvolgere la mia famiglia nella mia vita di artista significa raccontare quello che sono. Torniamo al discorso della coesenza, del «Chi sei?», del «Cosa racconti?». Si dice che l’attore sia uno che si traveste, che finge… è vero, ma se non è profondamente sincero quando si maschera il pubblico se ne accorge e non è contento. Il pubblico vuole vedere nell’attore, anche nel più finto, nel più pagliaccio, nel più mascherato vuole vedere una verità. È il grande paradosso del teatro: tu vuoi vedere la verità nella finzione. Nella mia vita faccio tanti casini, sbaglio, ho fatto molte scelte incoerenti, ma la coerenza rimane per me un obiettivo.

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ROMA – Nel contesto della LIII Giornata delle Comunicazioni Sociali, che si è celebrata domenica 2 giugno, si è tenuto martedì 4 giugno nella chiesa di Santa Maria in Monsanto a Piazza del Popolo (chiamata “la chiesa degli artisti, perché qui ruotano parecchie persone legate al mondo dello spettacolo, della cultura e dell’informazione) un incontro dal titolo Siamo membra gli uni degli altri. Dalle social network communities alla comunità umana. Durante questo evento è stato conferito a Mons. Marco Frisina il Premio Paoline Comunicazione e Cultura 2019. Il noto musicista ha gentilmente risposto a qualche domanda per il nostro giornale diocesano L’Ancora.

Con quelle spirito accoglie questo riconoscimento?

Con un po’ di sorpresa perché fino a qualche mese fa non sapevo nulla di ciò. Dall’altra parte accolgo questo riconoscimento come una sintesi del gran lavoro che ho fatto in questi anni in diversi campi della comunicazione: dalla liturgia, che è il luogo normale della mia attività, al cinema, alla televisione, al teatro. In questi campi ho dato con la mia musica un messaggio ed è bello vedere che questo viene in qualche modo compreso e riconosciuto, perché io ho visto la straordinaria potenza della comunicazione del Vangelo, quando viene a contatto con l’arte, con la bellezza, con la musica. È bello che ci si accorga che la comunicazione è per noi cristiani importante e ha un valore artistico notevole. Credo che il Vangelo dia qualche cosa di più alla comunicazione

Può dire ai nostri lettori di quanti brani si compone il suo repertorio e a quale fra questi si sente più legato?

Per la liturgia ho scritto più di 500 canti, 36 oratori, ho scritto musica per 34 film (sulla Bibbia, sulle vite dei Papi e sui Santi, ndr) e 4 opere per il teatro, tra cui la Divina Commedia che è ancora in scena. Sono affezionato alle musiche del primo film che ho musicato, Abramo, il primo della serie di film sulla Bibbia, oppure a quelle di Preferisco il Paradiso con Gigi Proietti nei panni di San Filippo Neri. Sono affezionato a Benedici il Signore anima mia che è stato il mio primo canto scritto la bellezza di 42 anni fa, quando ero un giovane ragazzo. Sono legato anche al musical La Divina Commedia, che mi sta dando tanta soddisfazione, ma la cui composizione è stata faticosa e difficile, ma a cui assegno una grande importanza, perché amo Dante e credo che, tanto da cristiano che da musicista, sia il più bel testo da musicare, dopo la Bibbia.

Cosa deve assolutamente evitare un coro?

Bisogna innanzitutto vedere di che coro si parla. Se si tratta di un coro liturgico, bisogna evitare di fare l’opera o di fare un concerto. Se invece è un concerto per l’opera, si tratta di evitare soprattutto la retorica che nel nostro mondo non ha più significato ed è invece necessario ritrovare la purezza dell’interpretazione. Questa antiretorica bisognerebbe sempre averla presente, altrimenti si celebra se stessi, invece la musica deve sempre veicolare un grande contenuto.

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